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Piante officinali
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Borago officinalis L.

Borago officinalis L.

Sinonimi: Borago hortensis L.
Famiglia: Boraginaceae
Nomi volgari: borragine, borrana, buglossa vera, boragia, lingua rada.
Etimologia: il nome del genere deriva dall’arabo “abou rach” cioè “padre del sudore”, con riferimento alle proprietà sudorifere della pianta. Taluni invece sostengono che avrebbe origine dal latino “burra” cioè "stoffa grossolana pelosa", con riferimento ai peli del fusto e delle foglie, che rendono la pianta ruvida al tatto altri invece ritengono che borago derivi dalla corruzione di "corago" da "cor ""cuore e ago" ="agisco" per i suoi effetti stimolanti, altri ancora pensano che il nome derivi da "barrach", parola celtica che significa "uomo coraggioso".


Morfologia:
pianta annuale, di aspetto erbaceo, eretto, fusto ascendente, poco ramificato, sovente venato di rosso. Tutta la pianta è caratterizzata dalla presenza di lunghe setole bianche che la rendono ispida, alta sino a 70 cm.
Le foglie inferiori hanno lamina ovato-lanceolata , hanno margine dentato, ondulato, e nervatura rilevata , le cauline sono lanceolate, brevemente picciolate o amplessicauli.
I fiori peduncolati, inclinati ad arco, sono riuniti in infiorescenze terminali, attorniate da brattee.
Hanno calice composto da 5 sepali stretti e lanceolati, che durante la fioritura si aprono notevolmente, per poi richiudersi sul frutto. La corolla azzurra-blu, più raramente bianca, è pentalobata, gli stami sono 5, le antere sono violette.
I frutti sono tetracheni marrone chiaro di forma oblunga, molto duri.

Distribuzione – habitat – fioritura:
caratteristica dell’Europa centro-meridionale, in Italia è specie comune dei terreni concimati e degli ambienti ruderali. Fiorisce da aprile a novembre sino a 1.000 m.

Proprietà ed usi:
questa pianta è ricca di minerali essenziali quali calcio e potassio, acido palmitico, tannini, e acidi grassi essenziali Omega-6; il primo. Il primo a descriverla e ad impiegarla a scopo curativo fu sant Alberto Magno (XIII secolo) . I semi sono una ricca fonte di acido gammalinolenico: l’olio regola il sistema ormonale e abbassa la pressione del sangue, è inoltre ricca di mucillagini che le conferiscono buone qualità emollienti con le quali protegge e ammorbidisce i tessuti a cui è applicata, ad esempio in caso di pelle secca, è un ottimo rimedio anche per la psoriasi e per condizioni infiammatorie come l'eczema. Febbrifuga, depurativa e diuretica, è un buon rimedio contro il raffreddore e l’influenza l'infuso dei fiori cura le affezioni respiratorie e in particolare calma la tosse.
Con una manciata di fiori fatti macerare per una settimana nel vino, si ottiene un’ottima bevanda depurativa.
Vedendola così ispida, non la si direbbe una buona commestibile, invece le giovani foglie e i fiori sono ottimi in insalata, in frittate e in minestre. Come verdura cotta non ha nulla da invidiare agli spinaci, buona anche come farcia per i ravioli. .
E' un componente del “preboggion”il mazzetto aromatico della cucina ligure e in Campania, viene cotta con le lenticchie. Può essere aggiunta alle "salse verdi"
Il gusto dal lieve sapore di cetriolo, la rende gradevole per insaporire il té freddo e bevande di frutta.
I bellissimi fiori sono usati canditi in pasticceria, possono anche essere congelati in cubetti di ghiaccio per aggiungere qualcosa di originale alle bibite e come colorante naturale, negli aceti balsamici.
Buona mellifera.

Attenzione: La Borraggine da sempre usata in cucina e anche come diuretico e per contrastare l'invecchiamento e le infiammazioni cutanee, è una pianta che di recente è stata proibita negli integratori alimentari poichè può provocare effetti tossici per la presenza nelle sue parti aeree di alcaloidi pirrolizidinici, con attività epatotossica e genotossica. Questi alcaloidi non sono però presenti nei semi e nell'olio prodotto dai semi, il cui uso è pertanto consentito.
(Nota tratta dal dipartimento di Farmacologia Università di Bologna e inserita in forum dall'utente Aesse il 9 maggio 2006)

Curiosità:
la borragine, aggiunta al vino, veniva usata dagli antichi romani per curare la malinconia e la tristezza, dai Celti per dare coraggio ai guerrieri per affrontare i nemici in battaglia. Gli antichi Greci invece la usavano per curare il mal di testa da sbronza.
Plinio la chiamava Euphrosinum " perché rende l'uomo euforico, felice e contento come attesta l'antico verso "Ego Borago - Gaudia semper ago." Infatti sosteneva che i fiori consumati in insalata rendono propensi al riso e sgombrano la mente dai cattivi pensieri, le foglie e i fiori nel vino tolgono la tristezza e la malinconia e danno la felicità Sostenendo addirittura che la Borago fosse il famoso "Nepente di Omero"che consumata nel vino portava all'oblio ed alla spensieratezza.
"llawenlys"(nome gallese dell’erba), significa "erba della contentezza" (forse a causa del vino con cui la si gustava).
Parkinson la raccomandava per espellere pensieri e malinconia.
Bacon diceva essere un eccellente rimedio per reprimere i fuligginosi vapori della polverosa malinconia.
Culpepper trovava la pianta utile nelle febbri putride e pestilenziali, nel morso di serpenti velenosi, nella tubercolosi, negli itteri, nel mal di gola e nei reumatismi.